Il caso marchigiano riflette la peculiarità di un paesaggio diffusamente antropizzato, tale da generare una capillare distribuzione delle ville suburbane attestate sui rilievi collinari in una stretta integrazione fra città e campagna.

Il nome della regione “Marche” denuncia già una molteplicità legata a differenti vicende storiche ma anche alle caratteristiche geomorfologiche di un territorio costituito da una serie di colline disposte perpendicolarmente alla dorsale appenninica: dai giardini dei Montefeltro alle residenze roveresche del Colle San Bartolo (come Villa Imperiale), vero e proprio sistema territoriale di grande interesse che si arricchisce anche nel periodo pontificio di significative presenze barocche (come Villa Caprile), alle residenze nobiliari di campagna dell’entroterra anconetano e lungo le vallate più intensamente coltivate e caratterizzate da ampi giardini formali con effetti altamente scenografici in cui si fondono architettura, scultura e vegetazione (Villa Bonaccorsi), fino alle ville ottocentesche che lasciano sempre maggiore spazio alle sistemazioni “all’inglese” (Villa Collio).

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