In uno dei giardini storici dell’Italia centrale meglio conservati, si concentra uno straordinario patrimonio di statue raffiguranti imperatori romani, maschere tradizionali, figure buffe e grottesche.

Il giardino fu realizzato fra la metà del Seicento e i primi decenni del secolo successivo. Rivolto a meridione, discende il pendìo della collina con cinque terrazzamenti e due piani intermedi. Le quattro aiuole intorno a una fontana centrale del terrazzamento superiore sono un raro esempio di giardino di fiori nella sua forma originaria, con piccole partizioni in pietra poste intorno a un pinnacolo piramidale.
Siepi di bosso e antichi vasi di agrumi segnano gli altri terrazzi, che conservano un eccezionale corredo di statue da giardino, raffiguranti personaggi antichi o della Commedia dell’Arte, provenienti dalla bottega del vicentino Orazio Marinali.
Al limite inferiore del giardino è il cosiddetto “Teatrino degli automi”: una grotticella rivestita di rocce calcaree e conchiglie che ospita giochi idraulici e meccanici. Al centro è la figura detta di Cecco Birbo, un cacciatore in abiti settecenteschi che suona una trombetta e che in passato reggeva un fucile. Alle sue spalle sono tre nicchie in cui, protetti da sportelli, sono alcuni automi: un turco che suonava una tromba, un Arlecchino che percuoteva un tamburo, una fucina, forse quella di Vulcano. In origine tutte le figure si muovevano.
Sul lato orientale del teatrino si affianca la lunga limonaia dedicata al ricovero degli agrumi.
Una seconda grotta si trova nella zona occidentale: è la “Grotta dei frati”. In un lungo corridoio rivestito di rocce calcaree le figure di due monaci fiancheggiano una nicchia chiusa da uno sportello al cui interno è la figura di un diavolo che schizza acqua.
Il giardino fu ampliato alla metà dell’Ottocento con l’aggiunta del cosiddetto “Giardino dei tassi”, un vasto terrazzo quadrangolare con magnifiche alberature situato all’estremità occidentale.

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