Concepito come un grandioso palcoscenico all’aperto, lungo un percorso ora enigmatico ora giocoso, il giardino mette in scena il labirinto più antico del Veneto, numerose sculture, ambivalenti iscrizioni e improvvisi scherzi d’acqua.

Il giardino di Valsanzibio è il risultato di una lunga strategia della famiglia veneziana dei Barbarigo per incrementare il prestigio del casato, iniziata con Gianfrancesco e consolidata dai figli Antonio, Procuratore di San Marco, e Gregorio, vescovo e poi cardinale. Realizzato nella seconda metà del XVII secolo, è opera di Antonio, ma risente anche della forte personalità ascetica di Gregorio. Circondato da un anfiteatro di colline, lo spazio è scandito da due assi cruciformi, racchiusi tra magnifiche, alte pareti di bosso sapientemente potate. La lunga prospettiva centrale a nord inquadra la villa, proseguendo sul monte retrostante, mentre a sud si prolunga sulla collina opposta. Perpendicolare a quello principale, l’asse est-ovest è una spettacolare scenografica via d’acqua. Dal Bagno di Diana, a cui si giungeva in barca attraverso fiumi e canali, si sviluppano tre ampie peschiere intervallate da fontane. Nei riquadri, creati dall’intersecarsi dei viali, sono presenti alcuni importanti elementi dell’impianto originario: la statua del Tempo, il labirinto di antichi bossi, la sorprendente “Isola dei Conigli”. Di fronte alla villa, a cui si accede da una gradinata con giochi d’acqua, si estende una terrazza-giardino, con statue disposte attorno alla Fontana del Fungo.
Il giardino odierno è il risultato di trasformazioni realizzate nel XIX secolo quando il complesso passa ai Martinengo che, nelle parti esterne, lo conformano secondo il gusto paesaggistico dell’epoca. Dal 1929 la proprietà è della famiglia Pizzoni Ardemani. Spetta al conte Fabio il notevole restauro che ne ha reso di nuovo leggibile il prezioso impianto.

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