Capolavoro di Andrea Palladio, icona universale, sorta in un contesto di eccezionale pregio paesaggistico, sulla sommità di un colle a sud di Vicenza e in prossimità del fiume Bacchiglione, la “Rotonda” è circondata da terreni coltivati a seminativi, vigneti, prati e dalle zone boscose dei Colli Berici. Patrimonio Unesco dal 1994, è proprietà della famiglia Valmarana dal 1912.

Perfetta espressione della cultura rinascimentale, con le sue geometriche simmetrie, la villa ha avuto uno straordinario successo tanto da essere tra le più imitate nei secoli. Viene eretta per puro diletto, senza finalità agricole, a partire dal 1566, per monsignor Paolo Almerico che desidera un luogo idoneo per ricevere i propri ospiti. Ubicata sulla cima della collina, la cubica costruzione a pianta centrale, coronata da una cupola, gode di un rapporto diretto con l’ambiente circostante. Grazie ai pronai aggettanti che si prolungano nelle scalee, dalle quattro facciate si abbraccia il paesaggio in tutte le direzioni. Palladio, particolarmente attento alla posizione geografica delle sue ville e propenso a ritenere il paesaggio come il vero giardino, definisce “teatro” la varietà multiforme degli scenari, ravvicinati e lontani, che lo sguardo può ammirare dalla Rotonda. Interessato sia alle valenze utilitaristiche che a quelle estetiche delle sue architetture, raccomanda la costruzione della villa in vicinanza di un corso d’acqua. Venduta nel 1591 a Mario e Oderico Capra che affidano a Vincenzo Scamozzi il completamento dell’edificio, degli annessi rustici e del giardino di cui Palladio non sembra essersi occupato, vista la rilevanza pittoresca del sito, parte integrante del suo progetto. Oggi l’ascesa alla villa dal fiume è tagliata dalla strada e un muro interrompe il pendìo naturale del colle. Nonostante l’edificazione più fitta lungo la Riviera Berica e le urbanizzazioni esterne, il paesaggio palladiano si è nel complesso conservato nel corso dei secoli.

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