L’ascesa dal mare alla sommità della collina offre ad ogni tornante scorci diversi tra la vegetazione lussureggiante. Le scene che si incontrano sono organizzate come atti teatrali che, in un percorso iniziatico massonico, segnano il percorso dalle tenebre verso la conoscenza e l’elevazione.

Il giardino, commissionato nel 1840 dal marchese Ignazio Pallavicini all’architetto Michele Canzio, è un mirabile esempio di percorso massonico, articolato in una sequenza di scenografie che lo connotano quale compiuta opera teatrale, nella quale ogni elemento ha un preciso significato. Arredi eclettici segnano il passaggio dalla civiltà urbana alla vita immersa nella natura. Si percorre il giardino delle palme, che riproduce i fondali dipinti del Teatro Carlo Felice a Genova, quindi il lago vecchio con la cascata alimentata da un acquedotto, il boschetto delle camelie. Si entra in un altro atto dell’opera, con architetture neogotiche -rovine di un castello e un’edicola votiva – che rappresentano le angosciose vicende umane. L’ascesa continua fino al Castello del Capitano, in architetture gotico-moresche, con una torre merlata che troneggia sulla sommità e dalla quale si ha una vista panoramica fino al Golfo di Portofino e al Ponente. La discesa lungo il lato est della collina passa attraverso inquietanti e tenebrose grotte con stalattiti e stalagmiti artificiali, aprendosi poi su un luminoso spiazzo erboso dominato da un obelisco, simbolo del passaggio dall’oscurità della superstizione alla luce della conoscenza. Si è giunti così sulle sponde del lago grande, al centro del quale si erge il classicheggiante tempietto circolare dedicato a Diana. Tutt’attorno altri arredi eclettici quali la pagoda e il ponte cinese, il chiosco turco, il padiglione di Flora offrono uno spettacolo rasserenante e pacificatore, premio per chi ha abbandonato le tenebre dell’ignoranza ed ha raggiunto la conoscenza.

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Il giardino paesaggistico, oltre che un succedersi di quadri, è una vetrina di curiosità, un’enciclopedia en plein air.

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