Un giardino sulle colline del Chianti, circondato da pregiati vigneti e da oliveti, accoglie al suo interno uno dei più interessanti teatri di verzura, utilizzato nel passato e ancora oggi come spazio scenico, dove l’architettura si sposa in maniera armonica con la componente vegetale.

Un casale turrito, appartenuto fin dal primo trentennio del Cinquecento alla famiglia Bandinelli, viene ampliato e riconnotato fra il 1768 e il 1799, in occasione delle seconde nozze di Anton Domenico con Cecilia Chigi Zondanari. Risale a quel periodo l’impianto del giardino che si relaziona strettamente con l’architettura della villa. In asse con l’edificio è il cosiddetto “piazzone”, chiuso sul fondo dal teatro di verzura, l’elemento più originale dell’intera composizione. Sappiamo per certo essere stato costruito prima del 1783, anno in cui Vittorio Alfieri mette in scena una sua tragedia (la camera dove il poeta soggiornò è arredata con un ricco letto a baldacchino).
Il teatrino è costituito da un percorso anulare di doppie siepi di alloro che delimitano lo spazio scenico, il cui ingresso è segnato da due edicole-propilei in laterizio recanti sul coronamento gli stemmi delle famiglie Bianchi Bandinelli e Chigi Zondadari. In apposite nicchie trovano posto le statue della Commedia e della Tragedia. L’effetto prospettico del palcoscenico è accentuato – come nella vicina Villa Gori – da un alto cipresso. Un asse ortogonale a quello che collega l’edificio al teatro conduce al “selvatico” da un lato e all’orto-giardino dall’altro; quest’ultimo, di stampo formale, presenta un’elegante peschiera semicircolare. Un muro di cinta decorato da sculture in terracotta circonda l’intera sistemazione a verde e si apre verso l’esterno con sei cancelli monumentali, anch’essi con sculture in terracotta.

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