Un angolo di costa prediletto a fine Ottocento dalla comunità inglese, alla ricerca di evasione dalle costrizioni vittoriane, accoglie i Giardini di Villa della Pergola che esplodono negli intensi colori mediterranei, articolati in terrazzamenti con impianti tematici e importanti collezioni.

Realizzati a fine ottocento e affacciati sul mare, i Giardini di Villa della Pergola rappresentano un raro esempio di parco anglo-mediterraneo, interamente preservati nella loro estensione originaria, 22.000 metri quadrati, dove è possibile ammirare l’armonia tra vegetazione mediterranea, svariate tipologie di piante rare e suggestiva flora esotica.
Il primo nucleo della proprietà, già dei conti della Lengueglia, fu acquistato nel 1875 dal generale William Mc Murdo che, dopo aver ristrutturato il preesistente Villino, fece costruire da Domenico Gorlero la grande Villa eclettica, con logge e bovindi aperti sul giardino, concepito come continuazione dell’abitazione. Nei Giardini, sviluppati su più terrazzamenti sostenuti da muretti a secco e impreziositi da numerosi punti panoramici aperti verso il mare o la montagna, tra gli ulivi, gli agrumi e i carrubi preesistenti furono inseriti palme, cipressi e arredi particolari quali antiche giare giganti.
Il generale fu il progettista, ma il ruolo di “giardiniera” è stato riconosciuto alla moglie Susan Sarah Napier che aveva a lungo soggiornato in Oriente. La proprietà passò nel 1903 a Sir Walter Hamilton Dalrymple che ne fece, secondo lo scrittore William Scott, “una degna rivale dei giardini della Mortola”, introducendo nuove piante tra le quali molte rose rampicanti, creando un “capriccio” con rovine e aprendo i Giardini al pubblico.
La proprietà passò nel 1922 a Daniel Hanbury, figlio di Thomas, ideatore dei Giardini della Mortola, che lo arricchì con cactacee, cycas ed eucalipti.
Dopo un lungo periodo di abbandono e degrado, i Giardini sono stati salvati nel 2006 da una speculazione edilizia e sottoposti a un meticoloso restauro sotto la direzione di Paolo Pejrone, dedicando una particolare cura al recupero, alla conservazione e, insieme a Silvia Arnaud Ricci, alla creazione delle rinomate collezioni botaniche dei glicini e degli agapanti, certificate dalla Società di Ortiflorofrutticultura Italiana – SOI.

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