Una scenografia architettonica visionaria, che sembra scolpita nella roccia, in una fantasmagoria di stili diversi alterna suggestioni medioevali ed elementi moreschi, disposta su terrazzamenti dove trovano spazio diversi giardini, di recente ripristinati.
L’opera visionaria dell’imprenditore Tommaso Bortolotti, realizzata a partire dal 1835 e fino alla sua morte nel 1872, deriva la sua denominazione dalla parola tedesca Zu Zoll (al dazio), in quanto nel paese di Lavis era posto il dazio sul confine tra la contea del Tirolo e il principato vescovile di Trento. Dopo un periodo di degrado, è stato recuperato di recente con un intervento di ripristino su base storica, grazie alla documentazione esistente. Il complesso mescola, con disinvolto eclettismo, citazioni colte ed elementi naif. In uno scenario onirico, si susseguono su differenti piani prospettici quinte architettoniche di un castello crociato e di un palazzo rinascimentale, una guglia ed una scalea in stile moresco. L’articolato sistema di irrigazione, con cisterne e fontane, ha permesso l’impianto di giardini terrazzati, mentre le serre offrono protezione alle piante più delicate. I terrazzamenti, partendo dal basso, presentano: il parterre del palazzo con piante tappezzanti, bulbose ed erbacee perenni; un giardino segreto formale; un frutteto in corrispondenza del “castello crociato” con varietà ornamentali di alberi da frutto; i giardini “a tema” con cinque terrazzamenti laterali molto inclinati con fioriture di erbacee perenni; la voliera verde, un’architettura vegetale topiata; la “pergola alta” con antiche varietà di rose. L’articolato sistema di percorsi, composto da scalinate oblique, percorsi in trincea, passaggi interni, non solo permette il raccordo tra i vari livelli ma ha spesso anche una funzione estetica, accrescendo il fascino del luogo.