Un candido castello proteso su un promontorio e affacciato sulla distesa azzurra del mare con un folto corredo vegetale distribuito lungo il pendìo: un compendio straordinario che ancora tramanda l’aspirazione di Massimiliano d’Asburgo ad abbracciare l’infinito.

Specchio della cultura artistica di metà Ottocento, quando Trieste visse una delle fasi più esaltanti della sua storia, il complesso di Miramare fu voluto dall’arciduca Massimiliano d’Asburgo – fratello cadetto di Francesco Giuseppe imperatore d’Austria – come residenza incastonata a picco sull’Adriatico, ai margini di uno spazio verde in contrasto con il biancore della pietra d’Istria e l’azzurro del mare. L’insieme riflette la complessa personalità e le scelte culturali del committente, che rivolse la sua attenzione a un’area rocciosa carsica, quasi priva di vegetazione, protesa sul promontorio di Grignano, non lontana dalla città. A contorno di un castello neogotico, in omaggio al gusto eclettico del tempo, l’estesa composizione a parco (22 ettari) doveva potenziare la naturale bellezza del luogo ed esprimere la tensione all’infinito tipicamente romantica. A ciò si univa, in base alle idee positiviste del tempo, la finalità scientifica, soprattutto in campo botanico. Oltre agli imponenti lavori di rimozione dei preesistenti massi rocciosi e la realizzazione di una fitta rete di percorsi, imponente fu l’opera di piantumazione non solo di alberi d’alto fusto di origine autoctona ma anche di numerose specie provenienti dalle varie parti del mondo, qui trasferite in seguito alle spedizioni botaniche dirette dal celebre naturalista Alexander von Humboldt. Molte specie esotiche qui introdotte si sono adattate alle caratteristiche climatiche e geomorfologiche del territorio, spesso sferzato dalla bora. Nel tempo si sono rispettate le volontà di Massimiliano – incoronato imperatore del Messico e là fucilato nel 1867 – di rendere sempre accessibile al pubblico l’area verde. Con la costruzione della strada costiera che conduce a Trieste (negli anni Venti del XX secolo), nel pendìo su cui si adagia il parco si sono scavate due gallerie e si è ottenuto un tratto in trincea, dove è stato aperto il portale d’accesso monumentale (mentre prima vi si approdava dal mare).

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