L’antico “barco” da caccia sulla collina, con i suoi daini, e, nella piana, il rigore di un giardino cinquecentesco scombinato dal folto della vegetazione: al centro, nei possenti cortili, architettura e natura dialogano con equilibrata eleganza.

Il “Castello del Catajo”, dal toponimo “Ca’ Tajo”, “tenuta del taglio”, in riferimento alla contigua presenza del duecentesco Canale di Battaglia, fu costruito tra il 1570 e il 1573 su progetto di Andrea Da Valle per volere di Pio Enea I Obizzi, condottiero mercenario nelle truppe veneziane che chiamò il veronese Giambattista Zelotti ad affrescare i saloni del piano nobile. Il nipote Pio Enea II ampliò il giardino concependolo come una grande macchina scenica con cortili affrescati, peschiere per naumachie, statue zampillanti e fontane. L’ultimo degli Obizzi, Tommaso, corredò a sua volta il parco con grandi alberi ad alto fusto e arricchì il palazzo con raccolte di antichità, strumenti musicali, armi antiche e collezioni numismatiche. Alla sua morte nel 1803 il complesso passò alla famiglia ducale degli Este, e fu poi trasferito al duca Francesco IV d’Asburgo-Este. Dopo la prima guerra mondiale fu assegnato al Governo Italiano come riparazione dei danni di guerra; da qualche anno il Catajo è di proprietà della famiglia di Sergio Cervellin. Il sistema dei giardini comprende, a ridosso del palazzo, il piccolo giardino pensile cinquecentesco che si affaccia sul canale sul quale prospetta una loggia porticata. Si scende al parco sottostante tramite un primo terrazzo caratterizzato da una lunga teoria di vecchie serre ora piantate a roseto che si affacciano nella parte alberata con magnolie e sequoie. Questa zona del parco è attraversata dal viale principale, terminante in una collinetta dove Tommaso Obizzi volle collocare il cenotafio di Barbara Querini, moglie mancata prematuramente. Percorrendo un viale di tassi si giunge alla grande peschiera seicentesca circondata da magnolie. Nella parte più estesa dei giardini meridionali sorgono ancora le grandi serre che ospitavano un tempo la collezione di agrumi mentre, racchiuso tra le ali del castello e le mura merlate, è il cortile erboso detto “dei Giganti”, utilizzato in passato per rappresentazioni, tornei e naumachie.
Recentemente è stata restaurata anche la terrazza ducale, posta al quarto livello, alla quale si accede dal “Giardino della Duchessa”, creato nell’800 sulla cima della collina per Maria Beatrice di Savoia, spazio più intimo fatto di vialetti sinuosi e bassi parterres di forma irregolare.

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