Tomaso Buzzi

Tomaso Buzzi

(Sondrio 1900 – Rapallo 1981)

Architetto, paesaggista, scenografo, arredatore, designer, Tomaso Buzzi è tra le figure più interessanti nel panorama artistico del Novecento.

In relazione con altri giovani architetti fra i quali Giovanni Muzio, Giuseppe De Finetti e soprattutto Gio Ponti, entra a far parte del gruppo del “Novecento Milanese”; a metà degli anni Venti è fra i fondatori del “Club degli Urbanisti”, progettando la “Forma Urbis Mediolani” per il concorso del piano regolatore della città e nel 1927, sul modello della austriaca Wiener Werkstätte, della società di arredamento “Il Labirinto”; come direttore artistico della Venini, collabora con i principali artisti del vetro. Alcuni suoi lavori saranno presentati nel 1927 alla III Mostra Internazionale delle Arti Decorative a Monza e la sua fantasia creativa si manifesta anche nel settore delle arti applicate, dai mobili alle ceramiche, dai pizzi ai merletti, dalle lampade agli orologi e a ogni altra forma di arredo.
Figura del tutto atipica nel panorama italiano del Novecento (la sua grande cultura umanistica e letteraria emerge dalle citazioni raffinate e dai richiami all’arte antica), architetto della nobiltà e dell’alta borghesia, profondo conoscitore e collezionista di opere d’arte, è al tempo stesso attento al mondo dell’artigianato, per via dei legami con la propria terra, la Valtellina.
L’interesse per l’arte dei giardini – dove il linguaggio oscilla fra l’attualizzazione dell’eredità culturale del giardino italiano e un linguaggio più legato alla contemporaneità – emerge alla fine degli anni Venti con alcuni articoli sulla rivista “Domus” ed è testimoniato dalla sua partecipazione alla Mostra del giardino italiano del 1931.
Fra i suoi interventi nel campo delle ville e dei giardini si segnalano la realizzazione in chiave neosettecentesca della villa Necchi a Nervi, l’interpretazione dal 1934 della villa palladiana di Maser per i conti Volpi di Misurata (l’asse d’accesso alla villa e il piazzale antistante, la zona del ninfeo sul retro, il piccolo “giardino delle rose”), il singolare intervento a partire dal 1955 nella villa Invernizzi a Trenzanesio, con lo spettacolare giardino delle acque concepito come un tracciato di arabeschi. Una svolta si registra nel 1956 quando, su segnalazione del marchese Paolo Misciattelli, acquista il convento della  Scarzuola in Umbria, dove si ritira per realizzare il suo sogno di una città ideale fatta di edifici teatrali e scenografici, una follia artistica, un unicum nel campo dell’architettura contemporanea.

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