Un giardino a terrazze che si protendono sul mare; sull’ultima, ornata da “parterres” fioriti, si svolge annualmente, a luglio, il “Ravello Festival”. L’impianto originario, ancora riconoscibile, risale al secolo XIII ed è stato rimaneggiato nella seconda metà dell’Ottocento secondo il gusto dell’epoca.
Il giardino nasce con la volontà di impiantare sul golfo di Salerno un laboratorio sperimentale botanico nella linea della migliore tradizione inglese già affermatasi sulle coste della Liguria. Ne è autore Francis Nevile Reid, nobile scozzese esperto d’arte e di botanica, che nel 1851 acquista la villa appartenuta in origine alla ricca famiglia Rufolo; l’edificio, quasi allo stato di rudere, viene restaurato, conservando estese parti in stile arabo-normanno, come il chiostro e la Torre Maggiore. Il giardino, che si compone di vari terrazzamenti a strapiombo sulla costiera, è realizzato con il decisivo apporto di Luigi Cicalese, eclettica figura di giardiniere ravellese, poi sindaco della città. Dal viale alberato d’ingresso all’ultimo terrazzo inferiore detto “di Wagner”, si sviluppa una sorta di percorso iniziatico dall’ombra alla piena luce, dall’architettura al paesaggio, da alberature di cipressi, pini e tigli ad aiuole con fioriture di straordinaria cromìa attraverso torri, chiostri, scale, terrazzi. Nel 1876 il grande giardino è ultimato, quattro anni più tardi Richard Wagner scrive di avervi ritrovato il magico giardino di Klingsor per il suo Parsifal. Per Reid questo luogo di ispirazione artistica continua a essere la sede dell’incessante sperimentazione di trapianti, di innesti, di acclimatazione di piante esotiche e persino d’una rara varietà di thè; avvia così a Ravello la formazione di numerosi giardinieri, che daranno vita a una specifica tradizione locale.