La villa, che ha visto passare viceré e imperatori – da Napoleone a Eugenio Beauharnais, a Ferdinando I d’Austria-, colpisce per la sua imponente sobrietà e per il candore delle sue architetture tipicamente neoclassiche; ma anche per i morbidi pendii a prato punteggiati di camelie ed azalee e i viali di platani sulla riva che incantarono Liszt.

Adagiata sulle dolci sponde della penisola di Bellagio, questa elegante villa neoclassica fu commissionata nel 1808 all’architetto Giocondo Albertolli dal guardasigilli del Regno d’Italia Francesco Melzi d’Eril (1753-1816). Il progetto del parco “all’inglese” fu invece curato dall’architetto Luigi Canonica e dall’agronomo Luigi Villoresi, già attivi presso il parco della Villa Reale di Monza. I dieci ettari di giardini e i venti di terreni collinari si specchiano nelle acque del lago adattandosi ai terrazzamenti naturali. Un’impressionante varietà di percorsi e vedute collegano l’edificio con la sua scalinata centrale a doppia rampa ai vari ambienti del complesso. Alle spalle della dimora si sviluppa un portico rustico con una grotta decorata a rocailles. Poco lontano si trovano la cappella-oratorio della famiglia e la serra-aranciera – oggi adibita a museo, con cimeli napoleonici e raccolte di antichità. Più oltre si incontrano un’imponente serra a gradoni della seconda metà dell’Ottocento e un chiosco-belvedere che serviva da sala da tè. Con le sue linee moresche, quest’ultimo si affaccia sul lago e si apre verso il famoso Monumento a Dante e Beatrice dello scultore Gigi Comolli. Non lontano dall’ingresso della proprietà, in direzione di Bellagio, si raggiunge infine una piccola area sistemata a “giardino orientale”, completata da una grotta artificiale e da un ponticello che attraversa la strada comunale, giungendo a una finta rovina.

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Il giardino paesaggistico, oltre che un succedersi di quadri, è una vetrina di curiosità, un’enciclopedia en plein air.

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