Il giardino di un affermato critico e storico dell’arte di inizi Novecento, opera di un grande architetto, è concepito come una grande “camera di verzura” dalle rigorose geometrie, prolungamento della casa.

Villa “I Tatti” è uno dei primi giardini realizzati “all’italiana” con chiari propositi di revival e con l’intento di riproporre l’armonia formale che i giardini del passato avevano saputo raggiungere. Un pensiero condiviso da molti intellettuali della colta e sofisticata colonia inglese che, all’inizio del secolo scorso, risiede nelle ville attorno a Firenze. Cecil Pinsent, architetto e paesaggista inglese, da poco giunto in Italia, è incaricato da Bernard Berenson e dalla moglie Mary di seguire i lavori nella proprietà che stanno ristrutturando, in collaborazione con lo storico dell’architettura Geoffrey Scott. Iniziati nel 1911, si concludono pochi anni dopo con la straordinaria reinvenzione di un giardino abilmente strutturato dal punto di vista spaziale e basato sulle grandi suggestioni formali dell’arte topiaria. I piani terrazzati con aiuole sono chiusi su entrambi i lati da alte siepi di cipresso. Il bosso disegna preziosi motivi geometrici e una serie di cuspidi dona un ritmo serrato allo spazio racchiuso e delimitato da alte siepi. Non ci sono concessioni al colore in questo giardino che esalta il valore plastico-decorativo delle piante addomesticate in forme geometriche. In fondo alle terrazze una doppia scala conduce al “selvatico”, un bosco di lecci. Parallelo al giardino, sul lato est, un grande viale si conclude con una grotta rustica.

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Giardini d'autore del novecento

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