Le ascendenze cosmopolite dei Morpurgo, triestini dalle radici ebraiche, hanno trovato in questo lembo di terra affacciato sulle sponde del fiume Livenza, tra Veneto e Friuli, un giardino di contemplazione, un luogo d’incontro e dialogo fra esperienze diverse, nel legame tra la secolare cultura di Venezia e la Trieste mitteleuropea.

A Villa Varda, nella bassa pordenonese, un vasto parco delimitato da un’ansa del fiume Livenza attornia la residenza, passata nel corso dei secoli in proprietà a diverse famiglie nobili venete.
Nel 1868 il complesso fu acquisito dai Morpurgo de Nilma – facoltosa famiglia di origine ebraica stabilitasi nell’emporio triestino – che ristrutturarono la villa e le sue pertinenze in accordo con la tradizione veneta e organizzarono l’area verde secondo il modello paesaggistico, diventato predominante. Molte specie esotiche vennero coltivate e conservate nelle serre, a ricordare i soggiorni dei Morpurgo in Egitto, ove Carlo Marco, colui che acquistò la tenuta friulana, aveva avviato la sua fortuna economica.
Gli interventi più consistenti, che testimoniano la coesistenza di culture diverse e i loro influssi sulle creazioni artistiche, furono però effettuati nel Novecento per volontà del barone Mario, ultimo discendente della casata, che tanto a cuore aveva questo insieme. Dopo la conversione al cattolicesimo, prima di spegnersi verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, egli donò la proprietà al Seminario di Pordenone. Dopo una fase di marcato degrado, il complesso fu acquisito dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che – dopo averne curato il restauro – dal 1999 lo ha ceduto al Comune di Brugnera. Negli ultimi decenni sono stati piantumati lunghi viali di tigli, mentre in prossimità della villa sono state disposte piccole aiuole a parterre che dialogano con alberi secolari, a creare atmosfere mutevoli.

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