Risalente alla metà dell’Ottocento, è ancor oggi un importante istituto scientifico che ospita diverse collezioni particolari, come quelle delle succulente, delle palme e delle piante spontanee siciliane.

Il giardino botanico fu promosso con tenacia dal monaco Francesco Tornabene, dal 1843 titolare della cattedra di botanica presso l’Università di Catania. Il luogo adatto per l’impianto, individuato in contrada Borgo, lungo l’attuale via Etnea, fu acquistato nel gennaio 1847 ma la sua realizzazione, a causa dei moti rivoluzionari del 1848, prese avvio solo nel luglio 1858. La progettazione degli edifici fu affidata a Mario Distefano, professore di Architettura nella stessa Università e le prime piante, provenienti dalla Svezia, dalla Francia, da Napoli e da Palermo, furono collocate nel 1862. L’Orto si arricchì poi di collezioni di cotoni e tabacchi e nel 1865, grazie a un lascito del catanese Mario Coltraro, di un’area destinata alla flora spontanea siciliana. Nel 1906 il direttore Luigi Buscalioni favorì l’ampliamento dell’Istituto e introdusse un nuovo ordinamento della flora sulla base del sistema Engler, in sostituzione di quello di Linneo. L’area è suddivisa in un “Hortus Generalis” (13.000 mq), caratterizzato dalla presenza di piante esotiche, e in un “Hortus Siculus” (3.000 mq), destinato alla coltivazione di specie spontanee autoctone. L’impianto più antico è organizzato per settori geometricamente definiti, ripartiti a croce in aiuole contenenti piccoli percorsi sinuosi che confluiscono in slarghi irregolari, alcuni dei quali occupati da vasche circolari, delineando così un assetto del giardino complessivamente di tipo formale. L’Orto è dotato di una grande serra, ricostruita sul modello di quella originaria distrutta durante l’ultima guerra.

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