“È il luogo più voluttuoso che abbia mai visto al mondo”; così Gustave Flaubert nel 1845 descrive l’isola, cogliendone il carattere lussureggiante della vegetazione, ancor oggi cifra del luogo, in cui, come in una sorta di Eden, si incontrano passeggiando fagiani argentati e dorati, pavoni bianchi.

L’Isola Madre, già Isola Maggiore, fu residenza dei Borromeo dall’inizio del Cinquecento e oggi si caratterizza soprattutto per i giardini e le collezioni botaniche. Il palazzo venne riplasmato a fine Cinquecento per mano dell’architetto Pellegrino Tibaldi. Qui vennero importate dalla Liguria le prime piante di agrumi, che – trovando un microclima adatto – mostrarono una crescita veloce e stupefacenti fioriture. Gli antichi agrumeti sono poi stati trasformati a partire dal 1823 in grande parco all’inglese di otto ettari per mano dei giardinieri monzesi Giacomo e Francesco Rovelli. Già da fine Settecento, comunque, l’isola era divenuta uno straordinario giardino di acclimazione, celebre per alcune specie arboree subtropicali, oltre che per la collezione di camelie e rododendri. Sono presenti boschetti di magnolie e di bambù, spalliere di agrumi e famosi glicini (sulla “scala dei morti”), ninfee e fiori di loto nelle vasche. Conifere e aceri contribuiscono a connotare il paesaggio del parco, a cui si aggiungono esemplari di hibiscus e bougainvillea spostando i confini ideali del luogo.

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