Una “piccola valle che, per la sua sorprendente fertilità, somiglia alla valle dell’Eden”; così l’abate di Saint-Non, alla fine del Settecento, descriveva questo angolo di terra oggi trasformato in un giardino botanico in cui il paesaggio della Valle dei Templi si fonde con la macchia mediterranea e gli agrumeti.
Nel V secolo a.C. Akragas, l’antica Agrigento, raggiunse l’acme dello splendore e della potenza e il suo tiranno, Terone, per soddisfare le esigenze di approvvigionamento dei circa 200.000 abitanti, avviò la realizzazione di un grandioso sistema idrico, con lo scavo di ipogei da cui sgorgavano le acque per l’irrigazione e la costruzione del grande bacino della Kolymbethra, presso l’estremità occidentale della Collina dei Templi. Nel I secolo a.C. il luogo era già in stato di abbandono e solo a partire dal XII secolo venne riutilizzato per la coltivazione della canna da zucchero prima, e degli agrumi poi, assumendo l’aspetto di un giardino profumato che attrasse numerosi viaggiatori del Grand Tour. Nel 1999, dopo un lungo abbandono, l’area è stata affidata dalla Regione Sicilia al FAI che, con un accurato restauro, ha restituito al luogo il suo originario valore, recuperando tutte le superstiti presenze dell’architettura rurale (muretti a secco, terrazzamenti, “gebbie” e “saje”). Le zone di pendice sono tappezzate dalle specie tipiche della macchia mediterranea, come il mirto, il lentisco, il terebinto, la fillirea, l’euforbia e la ginestra. Nelle altre zone non irrigate crescono gelsi, carrubi, fichi d’India, mandorli ed enormi olivi “saraceni” e prospera la vegetazione rupestre con palme nane, ginestrelle comuni e capperi. Nel fondovalle, oltre il rivo d’acqua bordato di piante idrofile, come la canna comune o il ricino, e di salici e pioppi bianchi, si estende l’agrumeto, irrigato secondo le tecniche della tradizione araba.