L’incontro felice tra secolari tradizioni giardiniere: nella trama morbida del parco all’inglese ideato da Xavier Kurten occhieggiano le tracce d’un gusto più antico, con la scenografica citroniera, le casse d’agrumi, il belvedere sul Tanaro e le sagome ben potate dei carpini.

L’origine del castello, immerso nel paesaggio collinare tra Asti e Alba, risale all’epoca medioevale, quando ancora ne erano proprietari i Solaro, importante famiglia patrizia dell’astigiano. Dal 1616 sono gli Alfieri a detenere la proprietà, che tra il 1696 e il 1721 conobbe importanti lavori di trasformazione in elegante dimora barocca. Il palinsesto del parco assunse nel Settecento un impianto formale di matrice francese, in gran parte cancellato dal progetto di trasformazione in parco paesaggistico firmato da Kurten nel 1815. Si tratta probabilmente della prima opera piemontese dell’architetto tedesco, giunto a Torino in epoca napoleonica dalla Francia, dove proprio il marchese Carlo Emanuele Alfieri di Sostegno era ambasciatore sabaudo. La presenza nel parco di esemplari secolari di specie esotiche, tra cui un raro Abies pinsapo, originario dell’Andalusia, è oggi testimonianza del collezionismo botanico, tipicamente ottocentesco, introdotto dall’architetto di giardini. Al limitare del bosco, un sorprendente esempio di ars topiaria gioca con forme cubiche e stondate nel definire una struttura che pare far eco alla splendida serra laterizia a emiciclo, di fronte alla facciata principale della dimora. Il prospetto opposto si apre su un giardino pensile – ampio belvedere affacciato sulla valle del Tanaro – contraddistinto da un novecentesco parterre raffigurante la metà del fiore di una margherita, in onore della marchesa Margherita Pallavicino Mossi, proprietaria del castello insieme al marito Giovanni Maria Visconti Venosta tra il 1937 e il 1982.

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