Da una stretta via medievale di Oltrarno si accede al Giardino Bardini e, salendo viali tortuosi o una scalinata settecentesca, si giunge alla sua sommità, con vista spettacolare sul centro storico di Firenze.
Il giardino presenta due parti separate, una a oriente, l’altra a occidente. La prima, immediatamente retrostante il duecentesco palazzo appartenuto all’antica famiglia Mozzi, è il risultato di un progressivo sviluppo di orti in un sistema di terrazzamenti settecenteschi, disposti sul ripido versante della collina di Montecucco. Prendono il via con la Terrazza di Vertumno e Pomona, decorata con statue e busti settecenteschi, e proseguono con la Scalinata barocca che attraversa pendii coltivati a prato, chiusi a ovest da un muro decorato a graffiti e da quattro nicchie rivestite di mosaico rustico. La Scalinata dà accesso alla vasta terrazza belvedere, affacciata sul quartiere di Santa Croce. Siamo sulla sommità della collina delimitata da uno dei pochi tratti integri della cinta muraria trecentesca di Firenze, contrassegnata dalla “Torre della Ginevra”.
Il settore occidentale del giardino si è sviluppato invece come annesso alla villa costruita nella seconda metà del Seicento per volere di Giovan Francesco Manadori, su progetto di Gherardo Silvani. Nel 1817, passata la proprietà all’industriale francese Jacques-Louis Le Blanc, questa zona del giardino è stata trasformata secondo il gusto anglo-cinese.
Nel 1913 le due proprietà riunite furono acquistate dall’antiquario Stefano Bardini il quale vi raccolse una ricchissima collezione d’arte, destinando a propria residenza la ex villa Manadori. Nel 1998 la villa e il giardino, divenuti di proprietà statale, sono stati assegnati all’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.