La massiccia mole pentagonale del palazzo-castello domina il borgo, simbolo visivo del potere dei Farnese sulla regione. Varcata la soglia, tra splendide sale affrescate, ha inizio un percorso che conduce a un giardino incantato, culminante nella “Palazzina del Piacere” dove il potere, nell’intimità riservata agli ospiti, lascia spazio al diletto.

Il cardinale Alessandro Farnese, nipote di papa Paolo III e a sua volta aspirante al soglio pontificio, intorno alla metà del XVI secolo affidò all’architetto di famiglia Jacopo Barozzi da Vignola la ristrutturazione di una fortezza pentagonale progettata da Antonio da Sangallo: sui massicci volumi si impostarono le forme ariose della villa, la sequenza delle arcate, il movimento delle rampe, i bastioni trasformati in terrazze. Attraversate le fastose sale affrescate con episodi che esaltano la storia della famiglia, oltre i ponticelli che superano il fossato, si aprono i due giardini segreti quadrangolari e chiusi da muri, posti a ventaglio, collegati agli appartamenti d’estate e d’inverno. Suddivisi in scomparti bordati di sempreverdi, i giardini avevano non solo fiori ma alberi da frutto ed erano adorni di splendidi arredi: sono ancora visibili la Grotta dei Satiri, la Fontana di Venere e quella del Pastore. Salendo verso la collina, dopo aver percorso il viale formato dai filari di abeti bianchi, si incontra la monumentale “catena d’acqua”, superata la quale si arriva al “Giardino superiore”, più intimo e riservato ai conviti all’aperto. Intorno al 1585 l’architetto Giacomo del Duca realizza la “Palazzina del Piacere” e qualche decennio più tardi Girolamo Rainaldi, laddove il giardino sconfina nel bosco, aggiunge il “Giardino dei fiori” e lo scenografico fondale architettonico con ninfe e alicorni.

In evidenza

Scopri di più

Arte

Miti e mostri
nei giardini dell'
Alto Lazio

In un paesaggio memore dell’antichità etrusca, alcuni celebri giardini del Cinquecento danno voce, nel fitto della vegetazione, a miti e leggende. 

Continua a leggere…