Pietro Porcinai

Pietro Porcinai

(Settignano 1910 – Firenze 1986)

Architetto e paesaggista fiorentino, è figlio di Martino, dal 1902 al 1916 giardiniere alla Gamberaia. Compie il suo apprendistato all’estero e nei vivai (quello di Martino Bianchi di Pistoia), entrando in contatto con i grandi maestri dell’architettura dei giardini.

Il suo lungo itinerario di progettista dagli esordi legati allo storicismo si volge a un linguaggio pienamente contemporaneo, frutto della sua formazione soprattutto in Germania e in Belgio a contatto con vivaisti e ibridatori. È la figura che, nel secolo scorso, ha posto le basi della nascente figura professionale del paesaggista.
Particolarmente attento alle situazioni ambientali e alle peculiarità del luogo, instaura un dialogo fra tradizione e innovazione, oscillando fra un atteggiamento naturalistico di profondo misticismo e una attenta considerazione degli aspetti pratici e formali della progettazione.
Disegnò forme più rigide, severe e formalistiche negli interventi sui giardini preesistenti, lasciando più libero estro nelle nuove realizzazioni. Sempre  attento allo studio del genius loci, mostra minor interesse per le piante da fiore e si cimenta anche nella  progettazione di elementi di arredo.
Ha collaborato con i maggiori architetti del periodo, come nel caso della villa Fiorita a Saronno (1952-58) realizzata con lo studio BBPR; dell’area verde che cinge lo stabilimento Olivetti di Pozzuoli (1952-55) il cui progetto architettonico è opera di Luigi Cosenza; della sistemazione paesaggistica dello stabilimento Brion Vega ad Asolo (1966), con l’architettura di Marco Zanuso. Fra le sue opere più singolari è l’intervento nel Parco di Pinocchio in prossimità del borgo toscano di Collodi. Di quel complesso – un parco tematico dedicato all’infanzia che ripercorre la fiaba scritta da Carlo Collodi – Porcinai ha realizzato la sistemazione del Paese dei Balocchi (1963-72) in collaborazione con Zanuso e con lo scultore Pietro Consagra. Attraverso movimenti del suolo e quinte vegetali ha delineato un itinerario che percorre i vari episodi del racconto.
Oltre 1300 sono i suoi progetti; circa un terzo della sua produzione è concentrata in Toscana, paesaggio con il quale si confronta, traendone ispirazione per i suoi giardini. Numerosi sono i suoi scritti su riviste italiane e internazionali, utili per comprendere la sua cultura, il suo metodo di lavoro, le sue scelte progettuali. Tra i premi di cui viene insignito gli era caro  il “Friedrich Ludwig von Sckell” dell’Accademia Bavarese delle Belle Arti (1979). Nel 1981 è stato uno dei firmatari della “Carta di Firenze” per il restauro dei giardini storici.

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