Sul colle del Pincio, in un giardino celato da un severo edificio, si coniugano la tradizione delle ville medicee e il romano culto dell’Antico. L’armonia rinascimentale delle architetture si riflette nel nitido disegno del giardino formale che sconfina in selvatici boschetti.
Il potente cardinale Ferdinando dei Medici acquistò nel 1574 una villa avviata ma non completata dal cardinale Ricci di Montepulciano, sul colle più celebre della città, prediletto già in età romana per residenze di delizia e dal quale si gode una magnifica vista. Il suo sogno è interrotto dal ritorno a Firenze per ragioni dinastiche ma non prima della realizzazione di un complesso, al quale non è estraneo anche l’architetto Bartolomeo Ammannati. L’edificio si affaccia verso la città con un prospetto compatto e rigoroso mentre la facciata sul retro, con la presenza di rilievi antichi, si apre in logge e porticati aperti su un giardino articolato in tre settori. Davanti all’edificio vi è un ampio parterre di aiuole geometriche con semplici bordure di bosso, un tempo destinate a fiori pregiati, attorno ad una fontana con al centro un obelisco. A sinistra del parterre vi sono i “quadrati”, stanze verdi chiuse da alte siepi, spesso delimitate da erme antiche; dall’altro lato vi è il selvatico, il bosco di lecci che in origine comprendeva una ragnaia per la cacciare gli uccelli con le reti. Conclude il bosco, in direzione di via Pinciana, una collina artificiale ispirata al Monte Parnaso. Nel parco erano disseminate sculture antiche di grande pregio, collezionate con passione dal cardinale, tra le quali il celebre gruppo dei Niobidi e i Daci prigionieri. Tutta la collezione seguì il cardinale al suo ritorno Firenze, nel 1587, ed è visibile nei musei della città, mentre nel parco sono presenti solo alcune copie.