Dalla storia all’attualità: echi dei giardini sei e settecenteschi si intrecciano a interventi di artisti contemporanei in un vastissimo complesso che è stato più volte ricostruito a causa dei mutamenti del gusto e delle distruzioni.

La storia del sito, il più grande giardino della corte sabauda in Piemonte, è lunga e travagliata: nel 1659 si realizza su progetto di Amedeo di Castellamonte un complesso che unisce in un solo sistema residenza venatoria, borgo, giardini “all’italiana”, territori di caccia (l’attuale parco della Mandria). Tutto ciò sopravvive sino al 1700 quando i giardini sono completamente distrutti per realizzare un nuovo impianto “alla francese”, messo in opera da Henri Duparc su progetti di un collaboratore di André le Notre, che probabilmente visita il complesso nel 1679. Il parco scompare completamente in epoca napoleonica, trasformato in aree coltivate, mentre il palazzo diviene una caserma. Dopo gli interventi degli anni 1998-2003 e successivi, si presenta oggi parzialmente ricostruito (30 ettari su 125). Il carattere unico del luogo, oltre alla sua vastità, è quello di mediare l’antico tracciato ripreso nella ricostruzione con interventi progettuali dichiaratamente contemporanei che non si limitano a collocare opere d’arte ma disegnano intere parti della composizione. Se il tracciato è quello originario, la “terza dimensione” e le scelte botaniche sono del tutto contemporanee, come nel Giardino delle Rose dove i moderni pergolati ricoperti di rose rampicanti riecheggiano gli antichi “berceaux” settecenteschi. La Sala di Diana, baricentro del palazzo seicentesco, consente ancor oggi di cogliere l’impianto nella sua grande scala: da un lato – oltrepassando la corte d’onore – l’occhio s’incanala verso est lungo la grande Via Maestra del borgo; dall’altro – oltrepassando il parterre – segue la lunga prospettiva verso ovest dove un canale definito da pareti in acciaio cor-ten ripropone l’antico viale, fino ai resti del Tempio di Diana. Segno forte degli interventi settecenteschi è la grande Citroniera: realizzata su progetto di Filippo Juvarra, ospitava in inverno centinaia di casse di agrumi, mentre oggi è destinata ad ospitare grandi mostre.

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