Una fortezza severa e maestosa domina il borgo, evocando un passato bellicoso. Ma, superando il ponte e attraversando l’androne, si scopre un giardino incantato, dove il tempo si è fermato e sembra ancora di sentire la musica composta da Georg Friedrich Händel che qui ha soggiornato.
Su uno sperone roccioso che si allunga tra due profonde vallate sorgeva un’antica rocca benedettina che, al tempo di violente lotte per la conquista del territorio, divenne un fortilizio pontificio concesso in feudo, nel 1531, a Beatrice Farnese. Divenne quindi proprietà dei Marescotti, nel Settecento confluiti nei Ruspoli, uomini d’arme sempre al centro di aspre contese. Come ricorda un’iscrizione sul portale sul retro, che guarda verso il ponte levatoio, nel 1611 Ottavia Orsini, figlia di Vicino, l’ideatore del Sacro Bosco di Bomarzo, mentre il marito era come di consueto impegnato a combattere, fece realizzare nell’ampio pianoro un elaborato giardino. Dodici scomparti bordati da siepi miste di alloro, lauroceraso, viburno, mirto e bosso, e siepi più basse di solo bosso compongono un armonioso disegno attorno a una bella fontana centrale dalla vasca mistilinea delimitata da una balaustra. Agli angoli dei riquadri sono vasi con gli stemmi di famiglia che ospitano pregiate varietà di agrumi mentre lecci maestosi e vetusti fanno schermo al giardino. Al centro dei riquadri principali, il bosso disegna le iniziali di Ottavia e dei figli Sforza e Galeazzo, testimoniando come l’assetto seicentesco sia rimasto immutato, grazie alle cure della famiglia che ne ha mantenuto fino ad oggi la proprietà. Dai piani alti del castello la vista sul parterre è impagabile e sconfina nel bosco della Marescotta. Su un terrazzamento situato ad un piano più basso è un giardino segreto, risalente alla prima metà del secolo scorso.