La Sicilia occidentale è la Sicilia paradisiaca, quella costiera della “mollezza lasciva”, così lontana dall’asprezza dannata delle colline dell’interno. La Sicilia dell’eterna primavera, del profumo di zagara, dei frutti dorati degli agrumi, del continuo incontro tra il fruttifero e il dilettevole. Giardini che si coniugano con vasti paesaggi o ne concentrano, in spazi chiusi e ridotti, la complessità. Nella Valle dei Templi, la Kolymbethra – che fu peschiera, poi ortofrutteto e quindi agrumeto, stretta dalle rovine della greca Akragas – è arricchita in inverno dalla fioritura dei mandorli, dal tronco contorto di olivi millenari e dalla diversità di frutti di agrumi. Architetture d’epoca normanna incorniciano il giardino del Balio a Erice. L’attenzione alla diversità si mantiene non solo nel rapporto tra architetture di epoche diverse ma anche nel coltivare specie vegetali provenienti dai climi subtropicali del pianeta.

A Palermo, nel Parco borbonico della Favorita, oggi riserva regionale, giardini di agrumi, casine cinesi, fontane in stile egizio, statue classiche e giochi d’acqua, giardini alla francese e all’inglese raccontano di tempi in cui le coste siciliane, nel continuo confronto tra mare e montagne, invitavano alle più raffinate composizioni paesaggistiche. L’aristocrazia locale faceva a gara, con nuovi imprenditori giunti dal Nord, per godere di un rapporto tra natura, storia e cultura a lungo esemplare. a lungo esemplare.

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