Dalle purezze rinascimentali agli elaborati parterres secenteschi, dai fasti del barocco alle boscose atmosfere romantiche: Villa Guicciardini Corsi Salviati è una lezione vivente di storia del giardino, superbamente riassunta attraverso un restauro d’inizio secolo che ha conferito armonia alle varie testimonianze e che fu elogiato addirittura dal paesaggista Geoffrey Jellicoe. Un luogo celebre non solo per le architetture vegetali e d’acqua, ma anche per il suo ricercato passato botanico.

Fino alla fine del Quattrocento era solo un podere con il suo orto murato; dal 1502 i Corsi lo trasformarono in una villa con un giardino in stile mediceo inusualmente adattato alla campagna pianeggiante: davanti al fronte principale riquadri erbosi disposti intorno a due vasche ellittiche si distinguevano dai frutteti e selvatici circostanti. Man mano che l’architettura dell’edificio si arricchiva nel corso del Seicento questo spazio si articolò in aiuole cinte di bosso e, su disegno di Gherardo Silvani, furono affiancate una peschiera, un’isola per i conigli attorniata da un fossato sul modello del leporarium romano, voliere e boschetti sempreverdi per la caccia. Nel secolo successivo, con Antonio V Corsi, l’assetto scenografico del giardino raggiunse il culmine: Pietro Paolo Giovannozzi e Ferdinando Ruggieri rielaborarono il parterre secondo un complesso disegno a rombi e losanghe con fioriture stagionali, ornarono la peschiera con balaustre e statue delle Stagioni, sostituirono l’isola con una grande vasca circolare, costruirono la quinta muraria con le logge affrescate, riedificarono la limonaia e la sua monumentale cancellata, introdussero un labirinto e un teatro di verzura e misero a dimora la vasta ragnaia. Con l’affermarsi del gusto romantico i pomari e i giardini d’agrumi a oriente della villa lasciarono il posto ad un parco ricco di araucarie, cedri del Libano e altre conifere rare, con due collinette e un lago; un’isola era collegata alla sponda tramite un ponte rustico. Grazie alla passione botanica di Francesco Corsi Salviati e del figlio Bardo vennero acclimatate molte specie rare e realizzato un vivaio che divenne famoso in tutta Europa. All’inizio del Novecento il giardino subì l’ultima sua trasformazione, che fu in realtà un ritorno al disegno settecentesco ma senza eliminare del tutto le sovrapposizioni successive, che anzi vennero inglobate in un insieme coerente. Il restauro fu diretto da Giulio Guicciardini Corsi Salviati, dopo lunghe ricerche archivistiche e i lavori già intrapresi nei giardini di famiglia di Lucignano e Gargonza. Eliminate le sovrabbondanze esotiche ottocentesche e riportato il parterre al suo tracciato barocco, suddivise il bosco in quadranti regolari tramite viali visivamente connessi con il resto del giardino e ripiantò labirinto e teatrino (ispirato a quello di Mirabell in Austria). Recenti lavori hanno riportato l’antico splendore, recuperando i bossi storici e mettendo a dimora un roseto nel Giardino della Vasca.