Un giardino sulla collina di Oneglia unico per le sue eccentriche architetture: il sogno di un clown svizzero in Riviera, tra stili diversi (dal rococò al liberty), memorie di viaggio (da Gaudì alle antiche cattedrali ortodosse), riferimenti circensi e simbologie cosmologiche ed esoteriche. Diventato proprietà pubblica nel 2002 dopo un lungo abbandono, è stato oggetto di un restauro che ha recuperato apparati decorativi e giochi d’acqua e iniziato il ripristino dell’originaria ricchezza di specie botaniche.

Charles Adrien Wettach, in arte Grock, clown celebre in tutto il mondo, arrivò a Imperia insieme alla moglie e cantante Ines Ospiri nel 1920, in visita ai suoceri in villeggiatura. Colpito dalla bellezza del luogo acquistò dei terreni coltivati a vigna e uliveto e nel 1927 iniziò la costruzione di quella che avrebbe battezzato Villa Bianca, in omaggio alla figlia di Ines da lui adottata. Il progetto fu affidato per gli aspetti tecnici al geometra Armando Brignole, ma ideato dallo stesso Grock, che ne sovrintese la realizzazione fin nei minimi dettagli e con frequenti rifacimenti: è alla sua figura complessa e immaginifica che si deve l’assoluta originalità del risultato. Il giardino, tranne le zone di confine che si conservarono agricole e furono poi vendute dalla vedova ed edificate, consisteva in un’esuberante coreografia ricca di meraviglie artificiali e vegetali disposte in terrazze che guardavano il mare, unite da balaustre e scalinate. Nei terrapieni erano stati ricavati un salone per le feste e l’officina meccanica dove Grock creava invenzioni e marchingegni, una passione ereditata dal padre orologiaio. Riccioli, cornucopie, spirali, stelle e soprattutto mascheroni che ritraggono le espressioni sempre diverse del viso del clown fanno da leitmotiv e oltre duemila lampadine colorate, sorrette da lampioni dalle fogge inedite simili a tanti giocolieri, creavano uno spettacolo luminoso memorabile. Due enigmatiche fontane ornano il giardino: una a forma di corolla rovesciata e con il motto Fons lucet, l’altra che riporta invece la scritta Per aspera ad astra e ospitava i pesci rossi amati da Grock. Al livello più basso una grande peschiera ellittica fungeva da piscina e bacino per la pesca: attraverso un ponticello si giungeva a un padiglione sull’acqua dall’architettura iconica, con colonne dalla pronunciata entasi e cupola a bulbo. Grock fu un appassionato di flore esotiche e alle componenti minerali facevano da controcanto marcate presenze vegetali, come yucche, cycas, washingtonie, chamaerops e soprattutto palme delle Canarie, che con le loro chiome gli ricordavano, insieme agli alti zampilli della peschiera, uno spettacolo pirotecnico. Un avveniristico impianto d’irrigazione provvedeva alle loro necessità. Degli originari alberi restano oggi pochi esemplari, ma le palme delle Canarie deperite per il punteruolo rosso sono state sostituite da Phoenix dactylifera, i cedri del Libano nel parterre superiore ripiantati e una colorata composizione di canne indiche, phormium e gazanie ravviva le fioriere che circondano la peschiera e le aiuole limitrofe.

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