Tra i più grandi giardini pensili d’Europa sono il frutto di una colossale architettura sotterranea realizzata alla fine del Cinquecento sopra antichissime rovine. Dai suoi terrazzamenti, scenograficamente incorniciata dai cipressi, si gode una vista impareggiabile sulla campagna della Ciociaria, sui Castelli Romani, sui Monti Ausoni, Ernici e Lepini. Di proprietà della stessa famiglia da oltre quattrocento anni, racchiude il Santuario di Celestino V.
La posizione arroccata a 783 metri s.l.m. ha da sempre reso questo luogo una vedetta strategica: il toponimo deriva evidentemente dall’uso di innalzare segnali di fumo per informare dei passaggi nella sottostante valle del Sacco. Abitato in origine dagli Ernici e rifugio del Re Tarquinio il Superbo durante il suo esilio, divenne avamposto romano contro i popoli italici e poi barbari e presidio sulla Via Latina, che univa Roma a Capua. La funzione difensiva continuò anche in epoca medioevale, quando l’Imperatore Ottone I di Sassonia donò l’inespugnabile rocca di Fumone alla Chiesa, che per secoli la utilizzò come prigione e per controllare l’accesso alla Città Santa dal Meridione. Durante la lotta per le investiture vi furono rinchiusi Pietro Corsi, Prefetto di Roma che si era alleato con l’Impero, e l’Antipapa Gregorio VIII, catturato dopo l’assedio di Sutri; nel secolo successivo numerosi comandanti svevi e addirittura il Papa Celestino V. Persa progressivamente la sua funzione e caduta in rovina, la rocca fu venduta nel 1588 ai marchesi romani Longhi (poi Longhi De Paolis), che la trasformarono in un palazzo rinascimentale e crearono un giardino pensile sui resti poderosamente fortificati della torre medioevale, dei bastioni e delle mura. Si trattò di un’opera immane: enormi volte a botte vennero erette per unire i vari corpi e sostenere le tonnellate di terriccio di castagno portate a dorso di mulo dai boschi circostanti e i cameroni che un tempo ospitavano le guardie furono convertiti in cisterne, attualmente ancora in uso. Sullo spiazzo trapezoidale così ottenuto si piantarono aiuole di bosso ripartite da stradini ortogonali, all’interno delle quali crescono oggi rose in oltre cinquanta varietà antiche, peonie erbacee, erbe aromatiche a ricreare un “giardino dei semplici” e migliaia di bulbose da fiore, come giacinti, muscari e tulipani. Dal palazzo il viale centrale, detto delle “nocchie” per i noccioli che lo costeggiano, inquadra un belvedere con una colonna romana in marmo di Luni del II sec. d. C. e lateralmente, al fondo di ciascun percorso e tra il folto di allori e alberi da frutta, si aprono altre visuali sul paesaggio. Una “corona” di cipressi monumentali punteggia il camminamento lungo tutto il perimetro. All’inizio del Settecento fu aggiunto un “giardino segreto” ad un livello più basso e racchiuso dal camminamento di ronda, nel quale crescono allori secolari ed è stata recentemente ambientata una collezione di agrumi.
Questo giardino è stato oggetto di un intervento di restauro e valorizzazione grazie ai fondi del PNRR