Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento il Ponente ligure divenne meta prediletta di un’élite cosmopolita, attratta dalla dolcezza del clima e dalla luce intensa del Mediterraneo. Inglesi, tedeschi e russi vi trascorrevano lunghi soggiorni invernali, affascinati da un paesaggio che univa la bellezza selvaggia della macchia mediterranea alle suggestioni esotiche dei giardini d’acclimazione. Pittori come Claude Monet e architetti come Charles Garnier non solo ne furono ispirati, ma contribuirono a diffonderne il mito. A Bordighera, Sanremo e Ventimiglia, si sperimentavano nuove scenografie vegetali, lontane dai canoni geometrici del passato: palme, mimose, aloe, cactacee e alberi tropicali dialogavano con la costa e il mare.

Fu un’epoca di grande fervore botanico, guidata da personaggi come Thomas Hanbury e il fratello Daniel, che nel Giardino della Mortola crearono un paradiso scientifico ed estetico: oltre seimila specie, dalle piante della foresta australiana agli agrumi cinesi, raccolte e coltivate con passione. Una tradizione che arriva sino ai giorni nostri, come dimostrano le collezioni del giardino Pallanca e di Villa della Pergola. Ancora oggi, chi visita questi luoghi non ammira solo giardini, ma entra in un paesaggio plasmato dal collezionismo botanico e dal respiro del mare.

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