Un castello che ha conservato intatte le sue austere architetture medioevali, arroccato a dominare le campagne del Roero, e un giardino ottocentesco disegnato da Xavier Kurten adattando alle ripide pendenze della collina le forme ariose del parco romantico. Abitato dai conti Roero di Monticello da oltre seicento anni, mantiene il fascino di una dimora di famiglia e nei suoi archivi sono custoditi planimetrie ed elenchi botanici che ne hanno consentito il recente restauro.
Fondato dai Vescovi d’Asti contro le incursioni saracene e conquistato dai Roero di Monticello nel 1376, il castello ha svolto la sua funzione difensiva per più di sette secoli. Fu solo nel Settecento, con la stabilità conseguente alla nascita del Regno di Sardegna e l’assunzione della carica di viceré da parte di Gennaro Francesco Roero, che l’originario rigore fortilizio si stemperò per accogliere una residenza di campagna all’altezza del casato. L’architetto Rangone di Montelupo, in occasione delle nozze di Gennaro Francesco con Paola Del Carretto di Gorzegno nel 1787, lasciò intatte facciate e torri, ma restaurò i saloni interni, eliminò i fossati, sostituì il ponte levatoio con una scalinata, costruì una monumentale rampa di accesso e terrazzò la collina per creare belvederi e giardini di gusto tardobarocco. Lo stile paesaggistico che da lì a poco si diffuse anche presso la corte sabauda impose un aggiornamento nel 1827, quando Xavier Kurten fu chiamato a progettare un parco all’inglese, realizzato con l’aiuto dell’architetto e giardiniere Marcellino Roda. Pur conservando molti elementi preesistenti, come le inevitabili geometrie dei terrapieni, la vigna e l’uliveto, le peschiere o il filare di cipressi fatti arrivare per bastimento dalla Sardegna, li inserì in una trama unitaria caratterizzata da tre viali sinuosi e bordati di olmi (oggi tigli) che s’inerpicano verso il castello e s’incontrano in una galleria di carpini detta Gran Berceaux. Una serie di stradini minori e informali imbrigliò le scarpate e i boschi spontanei, integrati di specie ornamentali, divennero parte del progetto. Sul versante settentrionale una radura piantata con cedri, faggi, tassi e ornata di fabriques ospitò un piccolo lago circondato di salici piangenti (ricostruito nel 2015) e le cui acque alimentavano le vasche del giardino secondo un ingegnoso sistema idraulico. Da allora le trasformazioni sono state minime e legate all’uso quotidiano: un altro laghetto per il gioco dei bambini (a forma di violino), sottoboschi di ortensie e ophiopogon, un cimitero per gli animali di casa, un orto sul poderoso terrazzamento che il Kurten aveva destinato a frutteto e vivaio. Le attuali atmosfere restano fedeli al disegno ottocentesco e il fitto degli alberi s’alterna agli ampi spiazzi a ghiaia scenograficamente affacciati sulle Alpi.
Questo giardino è stato oggetto di un intervento di restauro e valorizzazione grazie ai fondi del PNRR