A Venezia gli orti-giardino della Chiesa del Santissimo Redentore raccontano una storia di antichi saperi e nuovi progetti, tra botaniche ritrovate, piantagioni d’autore e pratiche sostenibili. Affidati alla Venice Gardens Foundation nel 2021 e restaurati dal paesaggista Paolo Pejrone, testimoniano lo speciale legame che unisce il luogo alla città fin dalla seconda metà del Cinquecento.

Durante la terribile peste del 1575-76 i veneziani fecero voto di edificare una chiesa dedicata a Cristo Redentore sul Canale della Giudecca dove sorgeva il piccolo romitorio cappuccino di S. Maria degli Angeli: Andrea Palladio fu incaricato del progetto e i frati Cappuccini assunsero fin da subito la cura del luogo. Al convento si ritrovarono a vivere personalità di grande levatura e esperte anche in ambito architettonico, come Fra Pisollo da Pordenone, autore d’un trattato a inizio Seicento sui conventi dell’Ordine in cui si definiscono i caratteri dell’orto-giardino cappuccino, luogo di coltivazione e preghiera. E’ probabile che la realtà veneziana abbia ispirato l’autore, forse coinvolto direttamente nell’impianto del giardino alcuni anni prima. Quello del Redentore si configura come un hortus conclusus racchiuso da mura e dalla manica che ospitava le officine e la cavana, oltre la quale una porzione più selvatica piantata a pitosfori fronteggia la laguna. Vi crescevano alberi da frutto, orti, fiori per gli altari e un giardino dei semplici per la celebre farmacia, coltivato almeno fino al 1840 e con un ricco catalogo di specie riportato in un manoscritto dell’Ordine. Il recente restauro ha scrupolosamente conservato le preesistenze (l’orto-giardino non ha mai smesso di venire lavorato dai frati), ritrovando un disegno unitario grazie a lunghe pergole di uva, rose, glicini e bignonie costeggiate da piante mediterranee a foglia grigia: un richiamo cromatico a ulivi e carciofi, che insieme a una collezione di zucche costituiscono le colture prevalenti. Piccoli frutteti e bordure di antiche varietà di fiori da taglio, inframmezzate da specie aromatiche e medicinali, ricreano le atmosfere d’un tempo e al centro una vasca per l’irrigazione ospita ninfee, calle e loti. Vecchi e nuovi cipressi riparano i confini e un camminamento ombroso tra ortensie, felci e gardenie conduce alla cappella di meditazione. La natura rigogliosa e sapientemente selezionata per resistere alle condizioni salmastre e la semplicità del disegno sono il miglior tributo possibile allo spirito monastico del luogo.

 

 

Questo giardino è stato oggetto di un intervento di restauro e valorizzazione grazie ai fondi del PNRR

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