Con l’arrivo a Napoli di Carlo di Borbone (1734) si avvia la costituzione di un sistema di possedimenti per celebrare la magnificenza del Regno. Numerosi suoli sono acquisiti oespropriati ed è riservato loro un ramo dell’amministrazione: i Siti Reali. Entrano a far parte del patrimonio gli Astroni, Procida e Capodimonte, a cui si aggiungono le cacce nei Campi Flegrei e in Terra di Lavoro e molti altri siti che compongono un elenco variabile nel tempo e nello spazio. Gli spostamenti della corte sono legati alle stagioni venatorie, rientrando nella capitale nelle ricorrenze ufficiali, per poi spostarsi nelle isole e nei dintorni di Napoli per altre battute di caccia e di pesca. Giardini, parchi e tenute sono i teatri della vita presso palazzi, delizie e casini, ma anche luoghi in cui si incentiva la produzione agricola e protoindustriale, come a San Leucio e Carditello.

Tra i luoghi più prestigiosi vi è la Reggia di Portici (1738), poi soppiantata da Caserta. Il complesso scavalca la strada pubblica e fa sintesi delle tipologie ricorrenti nelle ville vesuviane, con il parco esteso dai piedi del vulcano al mare. Diversamente da Capodimonte, l’impianto non presenta un omogeneo formalismo, ma una forte discrasia tra il Bosco Inferiore e quello Superiore, mentre prevale la ricerca di un’identità locale nell’uso di agrumi e sempreverdi, disposti tra fabriques, spazi di verzura e coltivi reali. Nell’Ottocento il parco si adegua al gusto all’inglese e al collezionismo botanico, fino a ospitare il dipartimento di Agraria dell’Ateneo federiciano.

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