Tra Perugia e il lago Trasimeno la più monumentale delle ville suburbane umbre, perfetto connubio tra la ricercatezza dei giardini e l’integrità della campagna. Testimone di una storia di oltre quattro secoli, alterna grandiosi terrazzamenti e parterres ricchi di proposte botaniche a un parco romantico che fu tra i più elaborati d’Italia. Un accurato restauro è stato possibile grazie allo studio di dipinti, opere letterarie, catasti, cataloghi botanici e fotografie d’epoca.

La maestosità dell’impianto rivela con chiarezza l’origine rinascimentale: fu il Cardinale Fulvio della Corgna nel 1575 ad affidare con ogni probabilità a Galeazzo Alessi, architetto delle residenze di famiglia, la progettazione di una villa di delizia sul modello di quelle romane. Alta sul terrapieno, le pendici boscose del Monte Tezio alle spalle, orti, vigne e uliveti intorno, un giardino all’italiana sul davanti: la rappresentazione esemplare del modello tratteggiato dall’antenato Corniolo della Corgna nel suo trattato Divina Villa di fine Trecento. Gli Oddi (poi Oddi Baglioni) l’acquistarono nel 1643 e per duecentocinquant’anni continuarono ad arricchire i giardini secondo la successione delle mode, aggiungendo più che sostituendo e senza mai perdere il legame con il paesaggio agricolo. Il Capitano Giuseppe Andriani e più tardi gli architetti Vincenzo Ciofi e Giuseppe Alemanni sovrintesero agli aggiornamenti settecenteschi, introducendo il sistema di giardini pensili sul retro della villa, le logge fiorite e l’uccelliera oggi scomparse, la limonaia, il “conservone” per l’acqua e le scalinate a forbici che collegano i livelli. Dal portale d’accesso, ornato con leoni, il viale bordato di allori (poi bossi) risaliva allo scenografico emiciclo detto Piazza Grande. I giardini alla francese a oriente della villa furono trasformati nei primi anni del secolo successivo, per volontà di Alessandro e poi Marcantonio Oddi Baglioni, in un parco romantico di oltre quattro ettari, progettato da Vincezo Ciofi o forse da Giuseppe Manetti. Le sue meraviglie furono decantate da molti, compreso Francesco Ansidei in Carme sul Colle del 1835: un luogo ricco di atmosfere arcadiche, acque e alberi rari, con un variegato repertorio di follies dal significato esoterico. Ferdinando Cesaroni, giardiniere della villa che fece fortuna piantando gli argini delle prime ferrovie, divenendo addirittura deputato e acquistandola nel 1893, introdusse molte conifere, piantò i cipressi che conducono al Castello Neogotico e i lecci dell’emiciclo, ricreò il lago, costruì la fontana dell’Airone, serre in ferro e ghisa, un vivaio e coltivò collezioni botaniche come quella di iris. Una serie di lastre fotografiche che commissionò a Giuseppe Giugliarelli ritraggono il giardino a quell’epoca. Passata ai Parodi dal 1924, la villa conobbe un lento declino dopo la Seconda Guerra Mondiale, fino a quando lo Stato ne divenne proprietario nel 1996.

 

Questo giardino è stato oggetto di un intervento di restauro e valorizzazione grazie ai fondi del PNRR

 

Highlights