Scrittore, poeta e drammaturgo, considerato “l’ultimo uomo universale”, dopo un periodo di inquietudine, trascinato da un “irresistibile bisogno”, Johann Wolfgang Goethe approda trentaseienne in Italia dove rimarrà circa due anni (1786-1788). Dal suo  “diario”, Viaggio in Italia, emerge un interesse, oltre che per i monumenti antichi e le opere d’arte, anche per la geologia, la mineralogia, la botanica, le piante, i fiori, i giardini. L’Italia, il paese dei luoghi sognati fin dall’infanzia, è per Goethe un luogo edenico. Ancor prima di varcarne i confini ne fornisce un’immagine idealizzata nella prima strofa della canzone di Mignon: “Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?”.

Ammira i paesaggi della valle dell’Adige, le rive del Garda; visita il giardino Giusti a Verona; nell’Orto botanico di Padova intuisce che tutte le forme vegetali si sono sviluppate da un’unica pianta.

A Roma trova realizzata la sintesi fra Arte e Natura, fra passato e presente: “Osservo le rovine, gli edifici, visito questa e quella villa…”. A Napoli e in Sicilia lo scenario di luci e colori accentua il suo interesse per le percezioni cromatiche e a Palermo, nella Villa Giulia, prende ulteriormente corpo l’idea della “pianta primigenia”.

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